• da La Stampa del 27 novembre
di Massimo Gramellini
Ha scritto Claudio Magris che «se il Dalai Lama fosse un oscuro leader africano rappresentante di qualche etnia barbaramente massacrata, nessuno lo prenderebbe in considerazione». Ma a maggior ragione vale il paradosso opposto: se a detestarlo fosse un oscuro Stato africano, nessuno in Italia si farebbe problemi nell’accoglierlo. Invece l’ira della Cina per la visita imminente ha provocato tremolii diffusi alle ginocchia della politica romana. La linea l’ha data Bertinotti, pacifista dell’Arcobaleno, nel senso che ne fa di tutti i colori: ha negato al Dalai Lama l’aula di Montecitorio, dove un suo discorso avrebbe alzato pericolosamente la media della sintassi, e lo ha relegato in Sala Gialla, che fra l’altro si intona di più ai cinesi. Abbacinati da una simile prova di equilibrismo, i colleghi del presidente della Camera si stanno attrezzando. Prodi medita di ricevere l’ospite a Palazzo Chigi, ma non dentro: sull’uscio e in equilibrio su una gamba sola, per dissociarsi dall’incontro con almeno la metà del corpo. D’Alema, già convertito in Dalai Lema, troverà più prudente tornare al soprannome di gioventù: DaleMao. Il mandarino Vhel Tro Nhi, che in cuor suo dedicherebbe al Tibet una mostra, una piazza e una marca di ghiaccioli, si limiterà a ricevere il Dalai Lama ma anche l’ambasciatore di Pechino. L’unico a non tentennare sembra lo scioglitore di partiti Berlusconi. Si appresta a presentare al Dalai Lama un progetto di scioglimento proporzionale della Cina e dei ghiacci dell’Himalaia, che lascerà il sant’uomo senza fiato, anche se con una lieve perplessità: perché d’ora in poi dovrebbe farsi chiamare Vice Dalai?
10 commenti
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1 dicembre 2007 a 05:59
romanticaperla
Mahhh pare che non ci sia più nulla che tenga alta la testa del nostro paese!
Buon Weekend !!
Vany
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1 dicembre 2007 a 19:32
chiarabella2
Che vergogna! pensa che lo riceveranno a Cologno Monzese, un paese vicino a Milano dove ho abitato anch’io per un paio d’anni qualche tempo fa. Luogo di mafiosi e spaccaitori e adesso penso anche di prostituzione organizzata di stampo albanese a quanto mi dicono.
Secondo me stiamo facendo veramente schifo, da vergognarsi di essere italiani. Hai fatto bene a publicare questo articolo.
Ciao. Chiara
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1 dicembre 2007 a 23:14
pennanera67
La trasgressione è entrata in pieno nella politica italiana. O già c’era prima e noi avevamo le fette di salame sugli occhi.
Buon fine settimana!
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3 dicembre 2007 a 15:29
romanticaperla
Baci biscottina !!
Baci vany 🙂
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3 dicembre 2007 a 17:52
Anake
brava
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3 dicembre 2007 a 20:33
bySoleLuna
Buona settimana!
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5 dicembre 2007 a 00:46
_Isaac_
io non mi stupisco più di nulla :S
buona serata 😉
kiss
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5 dicembre 2007 a 15:33
fabioricci
forse hanno paura che ci contingentino gli involtini primavera?
😛
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5 dicembre 2007 a 17:12
bySoleLuna
@ Il primo a soffrirne saresti tu fabietto! :))))
@ Isaac, ti confesso che nemmeno io, e non sò se sia un bene… :O
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5 dicembre 2007 a 21:43
bySoleLuna
di Elisa Borghi
E’ deciso: durante la tappa romana della sua visita in Italia il Dalai Lama parlerà a senatori e deputati. Ma non nell’Aula di Montecitorio, come è stato formalmente richiesto da oltre 280 parlamentari a Fausto Bertinotti e a Romano Prodi, bensì nella Sala della Lupa. Un compromesso al ribasso che delinea i contorni di un incontro istituzionale, ma non troppo. Importante quanto basta per non deludere le richieste di chi si batte per il Tibet, e, contemporaneamente, sottotono quanto basta per non irritare Pechino, che considera il Dalai Lama un pericoloso separatista. I rapporti tra Italia e Repubblica Popolare cinese dunque sono salvi. E di ciò può fregiarsi il Premier che su tutta questa vicenda – un caso diplomatico internazionale – non ha proferito parola. Un comportamento ardito, se si considera che a rivolgersi al Presidente del Consiglio venti giorni fa era stato mezzo parlamento italiano e tutto il Tibet Bureau di Ginevra, l’organismo che rappresenta il Dalai Lama in Europa. Con una lettera ufficiale, costoro chiedevano a Prodi di ricevere il leader spirituale dei tibetani in Aula. La risposta a quella lettera non è mai arrivata e c’è chi, come il deputato della Rosa nel Pugno Bruno Mellano che è anche il presidente dell’Intergruppo parlamentare per il Tibet, la sta “ancora aspettando” quella risposta. C’è di buono che quello che Roma non ha il coraggio di fare, per una volta, lo farà l’Unione Europea. Ieri mentre Bertinotti chiudeva le porte dell’Aula di Montecitorio in faccia al Dalai Lama, Mario Borghezio riusciva a spalancargli i portoni del Parlamento europeo. Il leghista ha chiesto al presidente Hans Gert Poettering di invitare ufficialmente una delegazione di monaci birmani, accompagnati dal Dalai Lama, a Strasburgo. Poettering, dopo avere espresso al capo delegazione della Lega Nord le sue stesse preoccupazioni sulla grave situazione politica in Birmania, ha assicurato a Borghezio che una rappresentanza di monaci guidati dal Dalai Lama sarà ricevuta formalmente dal Parlamento Europeo nel 2008. “Ho fatto questa richiesta – ha detto Borghezio – poiché ritengo che l’Europa non deve limitarsi ad una generica protesta nei confronti del regime birmano e non deve sottostare al diktat del totalitarismo cinese”.
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